Robert Greene è uno di quegli autori di libri tra il miglioramento personale e la motivazione che pubblicano libri con i titolo le 10 leggi di, le 23 motivazioni per, i 78 modi di… Uno alza magari il sopracciglio perché c’è tanta fuffa in questo genere di “self-help”. Robert Greene però è molto noto, il che non vuol dire molto effettivamente, però l’ho sentito in un podcast e una persona molto intelligente ha consigliato uno dei suoi libri e quindi ho deciso di darci una prova. In italiano dei suoi libri sono stati pubblicarti “Le 48 leggi del potere” e “L’arte della seduzione”. Questo invece che ho letto è “The Daily Laws”, cioè le leggi del giorno. Praticamente: come uno deve approcciarsi alla vita per ottenere un risultato decente in 365 leggi, una per giorno. Va dalla seduzione, a strategie machiavelliche, alla creatività fino al consapevolezza della nostra mortalità.
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Una legge al giorno, il libro
Non è male come libro, nonostante i libri di questo genere tendano ad essere fuffosi, per questo ne parlo. Non dice fesserie, almeno secondo il mio modo di vedere, e ci sono alcune cosette importanti. Magari sentirsi dire, per esempio, che non ti devi lasciar fermare da quello che dicono gli altri o che devi capire qual è il punto debole del tuo nemico per colpirlo, sembrano luoghi comuni, ma sentirsi spiegare il perché e il percome apre alla complessità che sta dietro il comportamento umano, nostro e degli altri. Francamente, quanti concetti nuovi una persona può trovare in questo libro dipende molto dalla sua situazione. Secondo me, tante persone troverebbero molti concetti interessanti. Quali potrebbero essere interessanti per me potrebbero non essere gli stessi per te. Magari tu rifiuteresti i consigli più machiavellici, dei giochi psicologici, io no francamente, è roba vera, indipendentemente da come una la considera moralmente. Sembra a me che gli argomenti più utili sono quelli che fanno sentire più in imbarazzo. Se uno è bravo nelle arti seduttive, quella parte magari non lo mette in imbarazzo, sono cose che conosci già anche se magari non le hai mai espresse in parole. Se non sei bravo a sedurre, allora magari ti senti in imbarazzo e tendi a rifiutare persino il concetto. Tendi magari a sentirti superiore alla questione, che è un atteggiamento difensivo in realtà: non sono bravo in una cosa, dunque io sono superiore a certe cose, ed è per questo che non lo faccio. Non perché non sono bravo… no. E’ perché io sono superiore a ‘ste cose, salvo poi magari invidiare e provare risentimento verso quelli che ottengono risultati utilizzando quei mezzi… Il libro tocca anche l’invidia.
Le leggi dell’invidia
Sull’invidia dice: non invidiare quelli che sembrano avere un talento naturale; spesso è una maledizione, perché quelle persone raramente imparano il valore della disciplina e della concentrazione, che rigano poi più avanti nella vita.
Quando ti mostri al mondo e fai foggio dei tuoi talenti, naturalmente sollevi risentimento, invidia e altre manifestazioni di insicurezza. Te lo devi aspettare. Non puoi passare la vita a preoccuparti delle emozioni da poco degli altri. Tuttavia, con le persone che hanno più autorità di te, devi avere un approccio diverso.
Apparire migliori degli altri
Apparire migliori degli altri è sempre pericoloso, ma più pericoloso di tutto è sembrare senza colpa o debolezza. L’invidia crea nemici silenziosi. Diffondili minimizzando di tanto in tanto le tue virtù.
Le persone non possono invidiare il potere che loro stesse hanno dato a una persona che sembra non desiderarlo (questo sta a significare che se vuoi potere e non vuoi crearti nemici a causa della loro invidia, fatti dare il potere da loro e con riluttanza)
L’invidia implica l’ammettere a sé stessi di essere inferiori a un’altra persona in qualcosa a cui diamo valore. (Eh sì!). E siamo portati a nascondere questa cosa a noi stessi; quindi ci diciamo che non è invidia ciò che proviamo, ma legittimo risentimento verso l’ingiusta distribuzione di ricchezze o attenzioni. (La conseguenza di questo è il desiderio, sotto le spoglie del compiere giustizia, di distruggere l’oggetto della nostra invidia. Suona famigliare? Intere ideologie devono la loro forza distruttiva da questo sentimento.)
Smascherare gli invidiosi
Dice anche che è importante scovare gli invidiosi tra le persone che ti stanno attorno. Per fare questo, dai una notizia buona, o cattiva, su di te e osserva con grande attenzione la loro reazione immediata. Se, quando dai la notizia che ti è successo qualcosa di male, scorgi un bagliore di gioia, o viceversa di disappunto se la notizia è buona, non importa se poi le parole di quella persona sono appropriate, non fidarti.
L’invidia può essere trasformata in una forza positiva quando ammetti la sua esistenza e decidi di trasformarla in motivazione per ottenere con le tue forze ciò che invidi agli altri. Invece di cercare di danneggiare o rubare ciò che invidi a chi ha ottenuto più di te, desidera di innalzarti al suo livello.
E non è tutto vero?
Le leggi della seduzione
Il mese di luglio è dedicato alla seduzione. Dice: la seduzione è un gioco psicologico, non di bellezza, ed è alla portata di ogni persona che diventa maestra nel gioco. La seduzione è una forma di inganno, ma in cui le persone vogliono essere ingannate, desiderano essere sedotte. Liberati delle tendenze moralizzanti, adatta la filosofia giocosa del seduttore, e troverai il resto del processo facile e naturale. L’abilità di ritardare la gratificazione è la massima espressione dell’arte della seduzione. Non c’è nulla di più efficace nella seduzione del far credere al sedotto che è lui che sta seducendo. La familiarità è la morte della seduzione. Nella seduzione, devi creare una costante tensione e suspence, una sensazione che con te nulla è prevedibile. Nel momento in cui le persone hanno la sensazione di sapere cosa aspettarsi da te, il tuo incantesimo è rotto.
Le leggi della vita
Dicembre è dedicato a un argomento importante, e spiacevole. La consapevolezza della nostra mortalità. Ne parla, e con una certa passione, perché secondo me a ragione pensa che è proprio la consapevolezza che i nostri giorni sono contati, che non rimarremo giovani per sempre e che la vita è fragile, non puoi mai sapere cosa succederà domani, è questa consapevolezza che ci permettere di vivere davvero. Permette di apprezzare al vita per quello che è, accettarla per quello che è, e viverla davvero. Ora questo concetto a livello razionale è facile da capire, ma io penso che non basta capire razionalmente, con la testa. Lui racconta di quando non è quasi morto per via di un infarto. E ho sentito più volte storie di persone che hanno cambiato il loro atteggiamento dopo momenti in cui credevano di morire e invece gli è andata bene.
Essere più vivi
Ma uno come fa a capire davvero senza mettersi in una situazione mortale? Deve pensarci, deve immaginare, e se oggi fosse l’ultimo giorno? Il problema è che non abbiamo granché voglia di pensare a queste cose spiacevoli. Dice: devi confrontarti con questa paura e trovare modi per trasformarla in vitalità e potere. Il potere essenziale che affrontare la tua mortalità ti darà, apre a quest’idea di quanto incredibile sia il mondo in cui viviamo, e come quanto lo diamo per scontato perché pensiamo che vivremo per sempre. Questa consapevolezza allontana la mente dai piccoli inutili drammi del momento verso un’espansione dell’orizzonte e quindi verso decisioni più sagge nel modo in cui conduciamo l’esistenza. Diventare fortemente, acutamente consapevole della nostra mortalità intensifica la nostra esperienza di ogni aspetto della vita.
Le leggi del tempo
Il tuo tempo è morto o è vivo? Il tempo in cui siamo vivi è l’unica cosa che possediamo davvero. Tutto il resto può esserti portato via. Tutto. Ma tu puoi prendere possesso e controllo del tuo tempo e fare in modo che ogni momento conti. Quando fai questa cosa significa che lo stai facendo tuo, che stai vivendo davvero. Tutto ciò che fai nella vita è un processo di far tuo il tempo, le idee, la tua vita interiore, tutto quanto. Per cui, una regola fondamentale è di non sprecare neppure un minuto, che tu sia incastrato nel traffico, a letto ammalato o tu stia facendo gli straordinari al lavoro.
Questa questione del capire che i nostri giorni sono contati serve anche a capire gli altri. In fondo sono nella stessa barca. Tutti stiamo lentamente morendo, tutti dobbiamo affrontare le stesse incertezze. Curiosamente, siamo tutti spaventati dalla vecchiaia, che potremmo non raggiungere mai.
Essere a contatto con la realtà
Entrando a contatto con la realtà della morte entriamo più profondamente a contatto con la realtà e con la pienezza della vita. Separando la morte dalla vita e reprimendo la nostra consapevolezza della morte, facciamo l’opposto. Di fronte al sublime sentiamo un brivido, un’anticipazione della morte stessa, qualcosa di troppo enorme perché la nostra mente possa contenerla. E per un momento, ci scuote dal nostro compiacimento e della presa mortale dell’abitudine e della banalità. Normalmente viviamo distrattamente, in uno stato come di sogno, con lo sguardo rivolto verso l’interno. Gran parte dei nostri pensieri si rivolge alle nostre fantasie e ai nostri risentimenti che sono completamente interni e hanno poco a che fare con la realtà.
Dal sogno dentro la realtà
La prossimità della morte improvvisamente impone la nostra attenzione. Non possiamo riprodurre l’esperienza senza rischiare la nostra vita, ma possiamo comunque ricreare parte dell’effetto a piccole dosi meditando sulla nostra mortalità, puntando a definirla in un modo reale e fisico. Immagina che oggi tu stia guardano ciò che ti circonda per l’ultima volta. Questo dà un senso di urgenza e disperazione. Se hai bisogno di motivazione, cosa può funzionare più di questo? Quando inconsciamente ci stacchiamo dalla consapevolezza della morte siamo portati a una relazione con il tempo distesa e slegata. Finiamo per credere di avere più tempo di quanto non ne abbiamo in realtà. La mente va alla deriva verso il futuro, dove tutte le nostre speranze e desideri si esaudiranno. Se abbiamo un piano o un obiettivo, ci risulta difficile impegnarci e dedicarci tutte le nostre energie. Lo faremo domani, ci diciamo…
La scadenza
Abbiamo questa ansietà generalizzata, sentiamo la tensione che ci dice che dobbiamo fare le cose, ma rimandiamo sempre e disperdiamo le nostre forze. Poi, quando una scadenza per un particolare progetto si avvicina, questo rapporto distaccato che abbiamo con il tempo viene rotto e per qualche misteriosa ragione troviamo la concentrazione per fare le cose nel giro di giorni, quando altrimenti ci avremmo impiegato settimane se non mesi. Il cambiamento che la scadenza ci ha imposto ha una componente fisica: scorre l’adrenalina, ci riempie di energia e fa sì che la nostra mente si concentri, rendendoci più creativi. Dobbiamo concepire la mortalità come una perpetua scadenza, che dà un effetto simile a tutte le azioni della nostra vita.
Credo che abbia anche a che fare con la dopamina. Ma poco importa come avviene chimicamente, basta capire come applicare la cosa. Se da un libro come questo riesci a tirare fuori un concetto come questo, un’idea, allora vuole dire che hai fatto bene a leggere il libro, e penso ci siano vari concetti interessanti. E magari certo sono più interessanti per una persona piuttosto che per un’altra.
Per il giorno 13 dicembre dice: Vedi te stesso come un esploratore. Con il dono della consapevolezza, sei di fronte a un universo vasto e ignoto che noi umani abbiamo appena iniziato ad investigare.
Una legge al giorno – Invidia, seduzione e mortalità
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