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Tabula rasa di Steven Pinker – Esiste una natura umana?

La mente: programmata per ridurre la differenza tra ciò che vuoi e ciò che osservi.

Ma qual è la natura della mente? Per chi crede, consapevolmente o meno, nella “tabula rasa”, la mente è un foglio bianco su cui cultura, società e genitori “scrivono” chi sarai e quale saranno i tuoi comportamenti. L’idea della tabula rasa è assurda, va contro ogni osservazione reale, contro ogni buon senso, nega l’esistenza della natura umana e dell’individuo come essere a sé state anziché come mero strumento del “collettivo”, eppure è molto popolare e sempre più popolare. La ragione è semplice: la natura umana non è sempre facile da accettare e c’è chi ha paura che accettarla sia come giustificare cattivi comportamenti. Ma abbracciare invece l’idea della tabula rasa, che è una bugia, è di gran lunga peggio, comporta di gran lunga più pericoli, perché trasforma la ricerca sulla natura umana in ideologia.

Non ci si rende neppure conto di quanto comune l’idea della tabula rasa sia. È molto interessante scoprire le origini di un’idea, e l’idea dietro convinzioni e decisioni.

Questo articolo è tratto da un episodio del podcast Libri dall’ignoto che trovi in tutte le principali piattaforme. Ad esempio su Spotify. Puoi ascoltarlo anche direttamente qui:

Il libro Tabula rasa di Steven Pinker

Il libro in questione è “Tabula rasa” di Steven Pinker. Il titolo originale è “The Blank Slate”. Iper-super-ultra consigliato. È un gran libro (letteralmente, saranno 500 pagine minimo minimo) e tante volte mi ha fatto accendere la lampadina di Archimede. Ah! Ecco perché! Ho guardato per la versione italiana e non ho trovato la versione cartacea in vendita, solo l’ebook. Peccato. Libro obbligatorio a scuola dovrebbe essere. Non che sia d’accordo con tutto quello che dice. Ma è illuminante per molti aspetti. Non mi aspettavo francamente che fosse così interessante. Sapevo chi è Pinker e avevo letto un altro libro suo, anni fa, “L’istinto del linguaggio”, e l’avevo trovato carino ma niente di speciale. Forse perché sapevo già la maggior parte delle cose che si sono scritte. Tabula Rasa invece è stato estremamente interessante. L’ho già detto che lo consiglio? Lo dico di nuovo: lo consiglio. Un altro libro che ho in elenco e credo sia un’ottima lettura dopo questa è “The Parasitic Mind” di Gad Saad, un altro professorone universitario. Ha un canale YouTube, mi sta simpatico. E l’idea della Tabula Rasa è senza alcun dubbio il cuore di certe idee che diventano parassite della mente, e di conseguenza della società.

pinker libro

La morale di Steven Pinker

Da un punto di vista morale, il concetto centrale del libro è: la realtà viene prima d’ogni altra cosa, non puoi negare la realtà e pensare che ne verrà fuori qualcosa di buono.

Ne deriva che anche se accettare la realtà della natura umana ti è difficile, negarla per sentirti meglio, per apparire “buono”, ti porta a fare gravi errori.

La negazione della natura umana è più pericolosa della tentazione di utilizzare la natura umana come scusa per giustificare cattivi comportamenti, perché la natura umana sarà sempre lì e agirà sempre, che la accettiamo o che crediamo nella tabula rasa. Allora è meglio essere consapevoli di noi stessi piuttosto che vivere nell’illusione, almeno così dai ai migliori angeli della nostra natura la possibilità di agire, invece di indulgere nei demoni della natura umana, ciecamente illudendoti che non ti riguardino.

L’idea della “Tabula Rasa” fa esattamente questo. Ed è legata ad altri concetti altrettanto errati, ma “carini”, e quindi molto diffusi. Uno di questi è la famosa idea del “buon selvaggio”. È un’idea che più errata non si può, anche se si capisce perché le persone la trovano “carina”. Il problema è che, per quanto le persone si sentano più buone quando credono in queste idee, restano fantasie distaccate dalla realtà, che negano la realtà più importante di tutte che è la natura umana, e inevitabilmente creano mostri quando applicate alla realtà.

Le radici della tabula rasa

Pinker passa tutte queste idee legate alla tabula rasa e le fa a pezzettini praticamente. Per la carità, quando ti viene detto che ciò che una persona diventa e fa è il frutto di un miscuglio dell’influenza dei suoi geni e dell’ambiente in cui cresce è ovvio, puro buon senso. È ciò che osservi nel mondo reale continuamente. Però poi quando il discorso si sposta nell’ambito accademico, lo si sposta nella teoria e lo si mette nelle mani di persone che hanno una visione ideologica, improvvisamente l’ovvio non è più ovvio e bisogna rispondere punto per punto per difendere l’ovvia realtà.

Proprio all’inizio del libro Pinker dice, ma perché scrivere un libro su ciò che sembra essere accettato da tutti, che le persone sono un misto dei loro geni e dell’ambiente in cui vivono? Perché non è affatto accettato da tutti. E quando si comincia a esplorare davvero la natura umana, uno capisce perché. Non è che sia tutto bello. All’inizio e poi anche verso la fine del libro per esempio nomina un libro su le ragioni evolutive dello stupro. È la verità. Se un comportamento esiste, significa che almeno per certi individui in certe situazioni è evolutivamente vantaggioso, ma puoi ben capire come alcune persone si possano offendere e pensare, sbagliando terribilmente, che l’autore del libro volesse giustificare lo stupro. Ma negare la realtà non aiuta di più che creare una bella favoletta. Ciò che aiuta è accettare e capire la realtà, tutta la realtà.

Steve Pinker spiega dove la tabula rasa porta

Qualunque valore morale tu abbia, deve essere basato sulla realtà, e la realtà umana, la realtà di come le persone sentono e pensano, non solo l’esterna realtà oggettiva. Deve almeno approssimarla quanto più umanamente possibile. C’è un altro punto importante: la natura non è morale. Il senso morale è un istinto umano, che fa parte della natura, ma non è che perché qualcosa esiste in natura, anche nella nostra natura, allora è morale.

Valori morali che negano la natura umana non sono morali affatto, sono fantasie ingenue alla meglio e la porta verso inutili crudeltà e tirannie alla peggio.

Questo il peccato originale del comunismo. Funzionerebbe, se gli esseri umani si comportassero istintivamente come il comunismo prescrive. Ma non lo fanno, perché non è nella natura dell’essere umano lavorare per vedere i frutti del suo lavoro dati a qualcun altro, né è nella natura umana lavorare quando puoi avere qualcosa a gratis. E allora accadono inevitabilmente due cose: il comportamento va imposto con la forza e chi impone il comportamento cade negli stessi comportamenti “vietati”. Non è che il comunismo non ha mai funzionato perché non è stato mai tentato nella maniera giusta, non ha mai funzionato perché nega la natura umana. Il Comunismo crede nella tabula rasa. I marxisti sono ostili all’idea che ci sia una natura umana, biologicamente definita. Marx e Hegel credevano fortemente che la natura umana non ha caratteristiche durevoli e consiste solo di interazioni con gruppi di persone in un ambiente fisico in un certo periodo storico e cambia al cambiare dell’ambiente e del periodo storico. La mente quindi, non ha una struttura innata, ma emerge dai processi storici e dalle interazioni sociali, la natura umana è la totalità delle sue relazioni sociali e quindi gli individui sono personificazioni di relazioni e interessi di classe. Le persone, quindi, possono essere fatte e plasmate, facendo e plasmando l’ambiente politico in cui crescono.

Sano realismo vs illusione ideologica

Pinker dedica tempo anche al Nazismo, che è basato su una teoria della psicologia e biologia opposta rispetto al Comunismo, ma che commette lo stesso peccato mortale (mortale, letteralmente): cerca di rimodellare l’essere umano negando la natura umana.

Trovo illuminante questo andare a definire chiaramente l’dea fondamentale dietro un certo modo di vere le cose, dietro un’ideologia, dietro certe politiche. Perché a volte uno si chiede com’è possibile credere in certe cose, cadere in certe trappole, e “condannare” serve solo a sentirsi buoni e a segnalare agli altri che siamo della tribù dei “buoni”, ma fatti recenti hanno dimostrato che questo non significa poi nulla nella pratica, nell’abilità di davvero capire cosa sta succedendo nella società, quali sono le forze in gioco e da dove arrivano certe idee. Libri come questo aiutano tanto a capire davvero cosa c’è dietro alle cose.

La sostanza qui è che un sano realismo porta a risultati migliori che una “gentile” illusione. Sembra che le società basate su una cultura che ha la natura umana al suo centro e che riesce a fare meglio leva sui migliori angeli della nostra natura, hanno più successo rispetto a quelle basate su una cultura che punta a “rimodellare”, “trasformare” e “migliorare” la natura umana a partire da assiomi che la negano.

Un esempio pratico

La comprensione della natura umana con tutte le sue debolezze arricchisce non solo le norme che scegliamo per la società in cui viviamo, ma anche la nostra vita personale. Per esempio, l’amore dei genitori verso i figli è selezionato evolutivamente perché porta i genitori a proteggere e nutrire i loro figli, che portano i loro geni. In ogni specie in cui i figli di qualcun altro potrebbero entrare a far parte del gruppo famigliare, la selezione naturare seleziona la tendenza a favorire i propri figli rispetto a quelli degli altri. Perché nel freddo giudizio della selezione naturale un investimento in un bambino a cui non sei imparentato è una perdita. Le famiglie con un partner che adotta il figlio che l’altro partner ha avuto con qualcun altro tendono a essere più fragili e meno felici che famiglie con figli biologici, soprattutto a causa delle tensioni su quanto tempo, pazienza e denaro il genitore adottivo dovrebbe spendere sul figlio non biologicamente suo. Molti genitori adottivi sono gentili e generosi con i figli che il partner ha avuto con qualcun altro, in parte per amore del partner. Resta comunque che c’è una differenza tra l’amore istintivo che i genitori riversano automaticamente sui loro figli e la gentilezza e generosità deliberata che genitori adottivi donano ai figli adottivi. Capire questa differenza rafforza la famiglia. Una famiglia forte è basata sull’apprezzamento che entrambi i partner hanno per i sacrifici che l’altro sta facendo sul lungo periodo. Apprezzare la benevolenza che il genitore adottivo dimostra quando non è naturale e istintivo farlo, porta a meno risentimento e meno equivoci rispetto al pretendere quella benevolenza come questione di diritto e all’arrabbiarsi di fronte a ogni sentimento ambiguo del partner. Questo è uno dei tanti modi in cui un atteggiamento di sano realismo riguardo la condizione umana e i nostri sentimenti porta più felicità dell’illusione e della pretesa di ottenere l’umanità perfetta che desidereremmo avere, ma che non è realistica.

Il senso morale è innato

Una parte interessante del libro è dove spiega da dove arriva il senso morale e perché è innato. Ha perfettamente senso, dal momento in cui la tribù in cui vivi non è un gioco a somma zero. Il che significa che per vincere devi spesso essere in grado di far vincere gli altri. Il senso morale è l’istinto che fa giocare con gli altri e porta il gruppo a punire chi non lo fa. Pinker spiega anche molto bene qual è il senso delle punizioni, perché incentivano l’inibizione di una pulsione che danneggia il gruppo. Il codice morale è quindi innato, poi codificato nel dettaglio culturalmente.

Non bisogna qui fare l’errore di credere che l’evoluzione premi sempre e solo chi basa solo a sé stesso. Il semplice fatto che le persone sono in grado di sacrificarsi per gli altri, specie se sono membri della stessa famiglia, prova il contrario. I geni sono egoisti, ma i sentimenti che ispirano non necessariamente devono esserlo. Se la generosità paga, vincerà il gene egoista della generosità.

Perché il senso morale fa parte della nostra natura

Le persone spesso si sottomettono a un sistema più grande, non perché siano siano più civili di altre, ma perché traggono un beneficio dalla divisione del lavoro. E questo porta a sviluppare modi per risolvere conflitti tra i membri del sistema. Le società umane nel tempo sono diventate più complicate, necessitano di una cooperazione con sempre più persone per funzionare. I singoli traggono vantaggio per sé stessi quando collaborano con gli altri si specializzano per realizzare di un interesse comune, a patto che trovino modi per cui il “gioco” porti un vantaggio per tutti e ci siano sistemi per punire chi bara al gioco. Ma questo non porta mai a un equilibrio perfettamente stabile, perché forze diverse tirano in direzioni diverse e si muovono nel tempo. Quindi i bari esisteranno sempre, il gioco non sarà mai egualmente favorevole per tutti ed eventi esterni possono portare a rotture, a rivoluzioni. È nella natura delle cose, e dunque non c’è una fine, un momento in cui tutti “capiscono”, tutti sono “formati” per comportarsi “correttamente”. L’utopia è una cosa carina dell’immaginazione.

Inganno e auto-inganno

Molto bella anche la parte dove spiega l’inganno e l’auto inganno. Chi inganna lo fa per ottenere un vantaggio ingiusto sugli altri. La difesa è ovviamente l’abilità di capire quando qualcuno sta mentendo. Non è un caso che abbiamo un “senso” per le bugie. Alle volte capisci che qualcuno sta mentendo semplicemente dal modo in cui dice una cosa, che ti rende sospettoso, anche se non hai alcuna prova che effettivamente sta mentendo. E quindi come risponde chi sta ingannando? Deve imparare a mentire bene, farlo sembrare vero. E qui entra in gioco l’auto-inganno. Se tu stesso credi di dire la verità, sarà più facile ingannare gli altri, perché non mostrerai alcun indizio che stai mentendo. Diventa quindi molto più complicato per gli altri smascherarti. E anche questo fa parte della natura umana.

Morale della favola: ciò che serve fare non è negare la natura umana perché non ci piacciano alcuni suoi aspetti, ma riconoscerla e fare leva su di essa per costruire qualcosa di buono.

Conclusioni sul libro di Steven Pinker

Ottimo libro, che ripeto consiglio vivamente. Ci sono ovviamente delle cose su cui non sono d’accordo e su cui Pinker cade un po’ secondo me. La cosa che mi è piaciuta di meno è quando a un certo punto descrive le persone come “scarafaggi che infestano il mondo”. Questa espressione rivela un lato oscuro del modo di vedere l’essere umano di Pinker, peraltro molto diffuso nell’ambiente accademico di cui lui fa parte. Il mio consiglio è di fare molta attenzione a chiunque descrivere le persone in questi termini, non importa quale sia il contesto. Detto questo, il libro in verità è molto positivo e dà una visione dell’essere umano realista sì, ma positiva rispetto all’umore generale di questi tempi, che è molto negativo ahimè. Steven Pinker ha scritto anche altri libri, uno di questi si chiama “il declino della violenza”, in originale “The better angels of our nature”, i migliori angeli della nostra natura. Che dovrebbe spiegare che la violenza nelle società moderne è di gran lunga più bassa che nelle società passate, anche se spesso le persone si fanno l’idea contraria, e perché succede. Non l’ho letto, quindi non so dire, ma magari vi interessa.

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