leonardo da vinci

“Leonardo Da Vinci” di Walter Isaacson

Leonardo Da Vinci di Walter Isaacson, la biografia di Leonardo Da Vinci. Questo libro, che ho in cartaceo, l’avevo comprato come regalo di Natale per mio padre, poi quando mi è arrivato ho scoperto di averlo ordinato per errore in spagnolo. Eh, il titolo è Leonardo Da Vinci, la copertina uguale. Comunque, ora di restituirlo e farmelo rispedire in italiano il Natale era passato. Poi leggendolo probabilmente non era la lettura migliore per mio padre francamente. Non che non sia un ottimo libro, lo è. Il problema è che non è che Leonardo abbia avuto chissà quale vita drammatica e piena d’avvenimenti e d’avventure. Ha avuto una vita privata tutto sommato normale, magari non tantissimo per l’epoca, ma neanche poi così tanto. E certo non per i canoni dei giorni nostri. 

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La vita privata di Leonardo Da Vinci

Figlio illegittimo, e vabbè, per lui alla fine fu un bene perché se è vero che non ebbe eredità dal padre, è vero che altrimenti sarebbe dovuto andare a fare il notaio e il padre l’aiutò comunque; era omosessuale, e neanche questo non è che abbia portato a chissà quali drammi, semplicemente non si sposò mai e non ebbe figli. Qualche litigio con i fratellastri per una parte d’eredità, comunque risolta. Gente che gli commissionava lavori che lui iniziava e non finiva mai. La Isabella d’Este che lo tampinava perché le facesse un dipinto, ma senza farla sembrare troppo grassa, e lui che si smarcava e non glielo ha mai fatto. Un po’ di antipatia con Michelangelo, con Michelangelo che non lo rispettava e Leonardo che lo disturbava essere in competizione. Si avvicina un po’ al dramma quando va dietro per un po’ al Cesare Borgia, che era un pezzo di stronzo notevole. Un po’ di mura, guerre e tradimenti. Ma Leonardo si smarca pure da lì. Non gli interessavano ‘ste cose di brutalità, anche se a un certo livello ne era affascinato. 

Leonardo Da Vinci e la curiosità

A Leonardo gli piaceva osservare il mondo, metterci la manina e cercare di capire come funzionava, come funzionava l’uomo e come era parte del tutto. Sembra che volesse essere lasciato in pace, che gli piacesse organizzare spettacoli per i suoi patroni e dipingere, neanche più di tanto. Più che altro, gli piaceva pensare al progetto, ma poi non lo realizzava quasi mai. E quando ci si metteva si ossessionava verso la perfezione. Non sembra gliene fregasse molto di consegnare l’opera. La maggior parte non le finì e molte di quelle che finì comunque non le consegno. Anche la famosa Gioconda, che era una commissione, se la portò dietro per sedici anni continuando a lavorarci per sedici anni. E si fermò a sedici anni perché morì, non perché la riteneva finita…

Spettacoli alla corte degli Sforza

La faccenda degli spettacoli non l’avevo capita bene. Per vario tempo fu la cosa per la quale era più conosciuto. A Firenze iniziò come pittore, ma non finiva le commissioni. Si trasferì a Milano dagli Sforza proponendosi soprattutto come ingegnere militare e architetto, secondariamente come pittore. Ma viene fuori che Leonardo aveva un talento anche per la musica e lo spettacolo. E divenne rinomato e apprezzato dai suoi patroni soprattutto per i suoi spettacoli, dove pare utilizzava la sua passione ingegneristica per creare ogni genere di macchine per creare effetti spettacolari. E la famose macchine volanti, le prime, non erano affatto macchine per volare davvero, ma erano macchine di scena. Poi, lui si incuriosì al volo e fece anche studi su macchine effettivamente per volare. 

Progetto e realizzazione

Degli spettacoli non rimane nulla se non testimonianze scritte e i suoi schizzi, quindi oggi come oggi non si apprezza questo lato che allora era però importante. I dipinti non li finiva, se li iniziava, tranne rare eccezioni. Anche se i suoi collaboratori e la sua bottega produceva, lui non produceva granché. Tutti i suoi studi scientifici, alcuni davvero eccezionali, scoprì roba con cent’anni e duecento anni d’anticipo, rimasero come schizzi e appunti sui suoi taccuini. Non li organizzò mai per la pubblicazione. Anche se progettava di farlo, poi non lo faceva. Gli interessava lo studio in sé e non poi la diffusione della conoscenza. Un peccato per certi versi. Tante cose furono scoperte e dimenticate con lui. Per poi essere riscoperte dopo.

Leonardo Da Vinci l’ingegnere

Con la poca produzione che aveva si capisce poco la fama che aveva all’epoca, ma è solo perché non si vedono i suoi spettacoli, che erano importanti per i signori dell’epoca. Lavorò anche a progetti ingegneristici, ma anche qui molto poco fu messo in pratica. In certi casi i suoi progetti, come quello di deviare l’Arno, erano estremamente ambiziosi, e costosi. Non venivano fatti. Ma altre cose furono usate. Tipo il cuscinetto a sfera, che sembra una sciocchezza ma tante volte sono le cose piccole che fanno la differenza. S’inventò un sistema di molla temperata per gli orologi. 

La macchina affila aghi

A un certo punto inventò una macchina per affilare gli aghi che pensava lo avrebbe fatto diventare ricco. “Domani a dì 2 di gennaro 1496 farai fare la soatta e pruova” scrisse in uno dei suoi taccuini. Calcolò che cento macchine avrebbero sfornato 40 mila aghi all’ora, e ciascun ago sarebbe stato venduto per 5 soldi. E poi fece tutta una serie di calcoli aritmetici con un errore di moltiplicazione che gli fece decuplicare il risultato pensando di poter ricavare 60 mila ducati all’anno (che sarebbero stati come 8 milioni di euro o giù di lì). Che poi erano 6 mila ducati per via dell’errore di calcolo. Viene fuori che Leonardo non era bravo con l’aritmetica, e l’algebra non era ancora stata inventata, e risolveva i suoi problemi per via geometrica. Comunque Leonardo non realizzò ma la macchina per affilare gli aghi. Come la stragrande maggioranza delle volte, gli bastava avere l’idea e stendere il progetto, non realizzarlo. 

Progettò di fare un libro con le sue scoperte sull’anatomia con i suoi disegni, meravigliosi per altro, e cosa ne fece? Dissezionò altri cadaveri, fece altre osservazioni, altre scoperte. Tipo capì una cosa sul funzionamento sulla valvola aortica che fu poi confermata solo negli anni duemila, cinque secoli dopo. Ci arrivò perché mise insieme le osservazioni anatomiche con i suoi studi idraulici sui vortici e i moti dell’acqua e fece degli esperimenti. Comunque, non pubblicò nulla.

Il Cenacolo

I suoi taccuini sono bellissimi. Anche la roba tecnica, ingegneristica, anatomica, è speciale. Si capisce il fascino di Leonardo guardando i suoi taccuini, più ancora che la Gioconda o il Cenacolo, che personalmente mi ha sempre annoiato. Sì c’è tutta la faccenda della prospettiva, i gesti eccetera eccetera, ma insomma. Cosa interessante del Cenacolo. E’ rovinatissimo. Io andai a vederlo a scuola. Non avevo realizzato che non si è rovinato nel tempo come pensavo. Fu Leonardo a fare una cagata. Per via del fatto che era lungo come la fame a dipingere, fare gli affreschi era un problema per lui, perché bisogna dipingere in fretta prima che si asciughi. E figurarsi Leonardo che si sarebbe portato dietro la Gioconda per 16 anni… Quindi pensò bene di dipingere a secco facendo un qualche pastone per il fondo e mischiando tempere e pittura a olio pensando che la pittura sarebbe rimasta attaccata. E sì, rimase attaccata… per vent’anni o giù di lì. Tanto che poi ci ridipinsero su nel tempo. Fecero vari restauri, alcuni che fecero più male che bene. Ma insomma, è in quello stato perché l’esperimento di Leonardo non andò tanto bene.

La Gioconda

Ah, e la Gioconda è gialla perché ha un rivestimento di lacca che si è ingiallito e screpolato. E continua nel tempo a diventare sempre più scuro. Si potrebbe  fare un restauro e togliere quello strato di lacca e riportarlo con i colori originali, solo che tutti sono terrorizzati a metterci le mani. Tutti si sono abituati a vedere la Mona Lisa Gialla e hanno paura che la gente reagirebbe male a vederla come Leonardo l’ha dipinta… ormai è diventata molto più di un quadro di Leonardo. E’ un simbolo. E il suo valore è al di là del quadro in sé. Se poi uno pensa a tutte le opere incompiute e a tutte quelle che non iniziò neppure, sembra niente per aver dipinto il quadro più iconico della storia, che è ancora un meme adesso. Comunque ne furono fatte delle copie. Ci sono altre Mone Lise in giro, fatte dai suoi allievi e dai colori di quelli si vede quali sono più o meno anche i colori dell’originale. Spoiler alert: non giallo.

La biografia di Walter Isaacson

Io, per me, la cosa migliore è guardare i quadri e i taccuini, più che leggere la biografia. Ed è una bella biografia, difficilmente credo si sarebbe potuto fare meglio dal punto di vista delle informazioni. Ma alla fine basta osservare i disegni sulla carta ingiallita e la calligrafia speculare per capire tutto il fascino e perché ci portiamo l’Uomo Vitruviano di Leonardo sulle monete. Ah, e la scrittura speculare, cioè scritta da destra a sinistra a specchio rispetto al normale, non era un modo per tenere le cose segrete e non era affatto malvisto all’epoca. In effetti ci sono esempi di altre persone mancine che scrivevano così. E tra l’altro non è difficile da leggere anche se non ci si è abituati. E la Battaglia di Anghiari, che non finì, sarebbe stata spettacolare.

L’ultimo appunto

Nell’ultimo appunto che fece sul suo taccuino studiava l’area del triangolo. Cercava di capire la formula per mantenere uguale l’area del triangolo rettangolo al variare della lunghezza dei cateti. Si era interessato al problema più volte negli anni. Non sembrava essere così importante da risolvere adesso, a sessantasette anni e con cattive condizioni di salute dopo aver avuto un ictus, ma eccolo lì, curioso. Verso la fine della pagina si interrompe e scrive il perché si sta fermando. “Perché la minestra si fredda”. E’ l’ultima frase che scrisse nei suoi taccuini.

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