Or dunque siamo oggi al terzo capitolo, la terza regola, di “Oltre l’ordine” di Jordan Peterson.
Devo dire che questa regola “Non nascondere nella nebbia ciò che non desideri” è una delle mie preferite. Così semplice e così essenziale. Forse dietro ogni regola c’è un vizio, un peccato, e anche se in qualche modo ognuno è colpevole di tutte e cade in ciascuna di queste trappole, di queste mancanze, inevitabilmente abbiamo le nostre, diciamo così, “preferite”. E questa è una delle mie. Tant’è che ci devo seriamente pensare su in certe cose. Ma è la ragione per cui mi piace Peterson e questo libro, così come il precedente e gemello “12 regole per la vita”. Ho parlato in generale dei due libri nel primo episodio dedicato a “Oltre l’ordine”, quello con la prima regola, che era “non denigrare incautamente istituzioni sociali o risultati artistici”. La seconda era “Immagina chi potresti essere. Poi mira ostinatamente a quello”.
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La terza regola di Oltre l’ordine
“Non nascondere nella nebbia ciò che non desideri”. Ti è mai capitato di litigare con qualcuno, un parente o il tuo compagno, marito, fidanzata, quel che è, su qualcosa di stupido? Una questione da niente che poi finisce in una litigata pazzesca. E alla fine uno non capisce bene da dove era saltato fuori tutto quell’astio e tutte quelle cose da sbattere l’uno in faccia all’altro. Apparentemente senza giustificazione, visto che tutto è nato di una quisquiglia. Oppure, ti è mai capitato di non dire a qualcuno che hai vicino che qualcosa non ti va? Tipo c’è qualcosa che quella persona fa e che a te non sta tanto bene, ti dà un po’ fastidio, ma decidi di non dire niente perché non vuoi fare questioni su una cosetta, hai paura che magari l’altro reagirà male e che finirete per litigare e che altre questioni verrebbero a galla, e allora fai finta di niente.
Le cose di tutti i giorni
Ecco, queste sono cose che nascondiamo nella nebbia. E queste piccole cose, che ci sembrano quisquiglie, a sommarsi l’una all’altra, a stratificarsi nel tempo, a nutrire il nostro risentimento, la nostra tristezza, che poi un giorno vengono fuori tutte in una volta, magari per una cosa da niente. Ma non è da niente. Tutte quelle piccole cose non erano da niente. Nascondendole nella nebbia non sono scomparse, le abbiamo rese invisibili a noi stessi. E lì, fuori dalla nostra vista, dentro la nebbia, hanno covato, si sono infettate, sono diventate mostri. “Se qualcosa accade ogni giorno, è importante”. Non importa se è piccola. Se c’è qualcosa che ci disturba in maniera cronica, anche se il disturbo non è grande, la questione deve essere portata alla luce. Non è saggio permettere a queste piccole irritazioni di continuare senza controlli, senza commento, senza risoluzione.
La vita è fatta di ciò che si ripete
Ed ecco qui una cosa importante: “non far finta di essere contento di qualcosa se non lo sei, e se una soluzione ragionevole può in principio essere negoziata.” Litiga se devi, ma risolvi la questione. Portala alla luce subito, quando è piccola, prima che nella nebbia abbia avuto il tempo di torcersi in un mostro. Portare poi in futuro alla luce quel mostro sarà ben più difficile e spaventoso che parlare del problema oggi e farlo così svanire per sempre.
Peterson dice: “La vita è fatta di ciò che viene ripetuto. È importante fare come si deve ciò che ripetiamo.”
La questione va al di là del parlare con le persone che abbiamo intorno francamente, superando il timore di sollevare discussioni e il disagio del conflitto, di esporci all’esterno. Perché, per portare un problema alla luce e dire “questa cosa non mi piace” devi prima di tutto sapere ciò che vuoi. E alle volte abbiamo così tanto timore ad esporci che non esprimiamo mai i nostri desideri, e così noi stessi non sappiamo bene cosa vogliamo, perché non l’abbiamo mai espresso esplicitamente verso gli altri, ma non l’abbiamo mai neppure espresso dentro di noi. È difficile avere ragione in una discussione, e persino iniziarla, se non sai articolare con precisione che cosa vuoi, o cosa non vuoi, di cosa hai bisogno e di cosa non hai bisogno.
Le cose che si accumulano nella nebbia
Immagina che i il tuo compagno o la tua compagna faccia di frequente una cosa che non ti piace. Non è una cosa importante e non vuoi creare problemi, e così lo lasci fare come vuole, perché ti dici che non vale la pena litigare su certe cose. Ma la cosa continua a darti fastidio e non parlarne è una sconfitta. Con ogni sconfitta la necessità di sollevare la questione diventa più importante, ma anche meno probabile: perché sai che ogni giorno che passa far partire una discussione seria significa rischiare sempre di più che la discussione si espanda in quelle tante mille questioni che non hai mai affrontato e si sono man mano accumulate, e diventi una crisi che minerà l’intera relazione. E allora cosa fai? Stai zitto, non dici nulla. Ma questo non risolve il problema, la tua irritazione e il tuo fastidio sono ancora lì, e adesso si trasformano in risentimento verso il tuo compagno perché continua a crearti quel fastidio. Questi sentimenti nel tempo, lì nella nebbia, diventano sempre più neri e aspri, sempre più distruttivi, verso la relazione e verso di te.
Jordan Peterson sull’aprire gli occhi di fronte ai problemi
“Le cose si sgretolano da sole, ma i peccati delle persone accelerano il loro deterioramento.” Ogni piccola questione, dal lavare i piatti, a cosa fare con i risparmi, a quanto spesso avere momenti di intimità deve essere raddrizzata, un compromesso trovato, un patto deve essere sottoscritto. È più facile far correre, accettare le piccole sconfitte. Ma è solo avendo cura delle cose che queste si mantengono e diventano qualcosa di buono. A volte l’inganno è tale che voltiamo consapevolmente la testa dall’altra parte: sappiamo che potremmo venire a conoscenza di qualcosa di spiacevole, e allora non esploriamo la questione, ne stiamo alla larga, di proposito: se non scopro l’esistenza di un problema nessuno può incolparmi di non averlo risolto, e posso illudere me stesso nella stessa maniera. Ma non guardare sotto il letto quando sospettiamo che lì si nasconda un mostro non è una buona strategia.
Avere speranza secondo Jordan Peterson
In questo capitolo Peterson dà una bella definizione della mancanza di speranza: non fidarti della speranza stessa, perché la tua speranza è stata tradita più volte in passato. E se non hai speranza, allora non vuoi sapere ed è meglio non pensare troppo a cosa potrebbe essere. Se l’ignoranza è una benedizione, allora è una follia essere saggi.
Se vuoi tirare la verità fuori dalla nebbia allora devi sapere cosa vuoi. Ma riconoscere a te stesso ciò che vuoi equivale ad avere speranza. E allora potresti pensare che l’ignoranza sia meglio, se la tua speranza è stata tradita in passato. Hai magari paura di scoprire che non c’è nulla per cui valga la pena sperare e lottare. Magari hai paura che se definisci precisamente che cosa vuoi allora inevitabilmente definirai anche i termini del tuo fallimento. E hai paura che se definisci i termini del tuo fallimento e poi fallisci saprai senza ombra di dubbio che sei stato tu a fallire, che è colpa tua. E, potresti anche aver paura di dire agli altri cosa vuoi, perché potrebbero rifiutartelo o togliertelo.
Chiarire cosa vuoi e il fallimento
La nebbia è il rifiuto di notare ciò che potresti fare e il rifiuto di prenderti un impegno. È più facile proteggersi dalle proprie insufficienze rifiutandosi di chiarire cosa vuoi.
“Se non c’è un ideale, non c’è giudice. Ma il prezzo da pagare è l’assenza di scopo. E se non c’è scopo, non c’è un obiettivo, mancano le emozioni positive che arrivano quando ci avviciniamo al nostro scopo. diventiamo anche più ansiosi, perché avere un obiettivo permette alla mente di avere direzione e di tenersi impegnata. Non avere una direzione non significa avere infinite possibilità e possibilità di scelta, ma essere perduti nel caos. Se chiarisci cosa vuoi e ti decidi a perseguire quello scopo, potresti fallire. Ma se non chiarisci cosa vuoi, allora fallirai di sicuro: non puoi centrare un obiettivo che ti rifiuti di vedere. Non puoi centrare un obiettivo se non prendi la mira. Per di più, non darai a te stesso il beneficio di imparare come prendere la mira e centrare l’obiettivo non provandoci. Impari quando le cose non vanno come vuoi.
Conclusione sul terzo capitolo del libro di Jordan Peterson
Il mondo è pieno di pericoli nascosti e di ostacoli, e di opportunità. Lasciare che le cose restino nella nebbia perché hai paura del pericolo che potresti lì dentro ti aiuterà ben poco quando inevitabilmente la vita ti metterà ciò che ti sei rifiutato di vedere finalmente davanti al naso. E a quel punto potrebbe essere troppo tardi. Avresti potuto bruciare la nebbia nella luce della tua consapevolezza, invece di nasconderti sotto un cespuglio. E allora cosa farai? Maledirai la vita, l’umanità e la realtà?
Chiedi, e ti sarà dato. Bussa, e ti sarà aperto. Chi cerca trova.
Sono la saggezza dei secoli che dicono la stessa cosa: non nascondere nella nebbia ciò che non desideri. Porta ciò che non vuoi alla luce, non nascondere le cose laggiù…
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